Dalle Cinque Terre alla Val Di Fassa, passando per il Bernina

Nella piena consapevolezza che le imprese sono ben altre e con l’auspicio non annoiare nessuno, è con gioia che condivido la mia piccola “follia sportiva” di disputare tre maratone di montagna nell’arco di un mese, provando a portarvi con me in questo breve viaggio.

Sabato 22 giugno – ALVI 50K SEA (facente parte dell’ALVI TRAIL LIGURIA), distanza 53,9 km, dislivello positivo di 1.735 metri

Perché ho scelto questa gara? …semplicemente perché, trascorsi tre anni dall’esperienza precedente (ahimè gli anni passano…), desideravo mettermi alla prova una seconda volta sulla distanza dei 50 km; ed anche perché nel marzo 2023 ero rimasto affascinato da un’altra gara disputata all’interno delle Cinque Terre.

Alla partenza di Castiglione Chiavarese sento subito tutta la tensione sportiva, in parte appunto perché si tratterà soltanto della seconda esperienza su una distanza del genere ed in parte perché il numero piuttosto contenuto di iscritti equivale a maggiori aspettative di piazzamento finale; ma poi, sulla linea di partenza, insieme agli atleti che si apprestano a disputare l’ottava tappa in otto giorni della Alvi Ultra 440k (sì, proprio 440 km in otto giorni!) oppure la quarta tappa in quattro giorni della Alvi East 220k, ripenso alla preparazione fatta nei mesi precedenti e mi convinco rapidamente che se ce la faranno loro anch’io potrò farcela.

Si parte e l’adrenalina è tanta, così ricordo subito i consigli di Coach Luca di non esagerare nella prima parte di gara.

Dopo pochi chilometri percorsi, mi trovo in compagnia di Luca (un altro Luca) e Laura (che al traguardo risulterà poi prima della classifica femminile); in quella fase il nostro passo è simile, ci alterniamo in testa a questo piccolo nostro gruppetto e così, tra piacevoli chiacchierate nei tratti meno impegnativi del percorso, la condivisione della passione per questo sport, qualche aneddoto e pure alcune riprese (grazie Luca!), i primi 30 chilometri trascorrono quasi senza che me ne accorga.

Ma ora si presenta la parte di gara per me più impegnativa, la stanchezza comincia a farsi sentire insieme a qualche accenno di crampi e le gambe sembrano proprio reclamare una bella fontana colma di acqua fresca o quantomeno un po’ di riposo.

Inizia però il tratto più spettacolare del percorso, lungo il sentiero dell’Alta Via delle Cinque Terre e rapidamente (béh, forse non così rapidamente come avrei auspicato…) mi trovo a poca distanza dall’arrivo, in un tratto di discesa tanto tecnico ed impegnativo quanto meraviglioso, perché in certi passaggi sembra quasi di potersi tuffare in mare dall’alto.

L’arrivo in centro a Portovenere è unico, per la location, per gli sguardi incuriositi dei tanti turisti presenti ed ancor più per la soddisfazione personale di poter dire “ce l’ho fatta, la mia seconda 50 km è in bacheca!”

Sabato 6 luglio – BERNINA GLACIERS MARATHON (facente parte della BERNINA ULTRAKS), distanza 42,2 km, dislivello positivo di 2.600 metri

E questa da dove spunta? …oramai è tradizione individuare, una volta all’anno, un luogo di ritrovo per trascorrere due o tre giorni in compagnia di Filippo (mio fratello, che da anni lavora e vive in Svizzera) ed allo stesso tempo rendere felice Laura (mia mamma) di poterci ritrovare insieme, seppure per un breve periodo; quindi quest’anno perché non provare per la prima volta l’esperienza di correre attraversando un ghiacciaio?!? E quando mi ricapiteranno, per attraversarlo, i chiodi tra l’attrezzatura obbligatoria? (a proposito, Filippo è stato decisamente complice, dato che me li ha regalati lui in occasione dello scorso Natale)

Alla partenza di Pontresina percepisco immediatamente la perfezione dell’organizzazione, mentre la tensione che provo è ad un livello decisamente più basso rispetto alla gara precedente, forse da una parte per il pensiero di dovere affrontare una distanza inferiore e dell’altro per la consapevolezza di trovarmi tra una lista di atleti partenti di ampio respiro internazionale, molti dei quali certamente abituati ad allenarsi e correre in montagna, anche su dislivelli impegnativi (ed io conosco oramai i miei limiti, so già che andrò in difficoltà sulle salite più lunghe e ripide).

La definizione del percorso, che avevo letto nei giorni precedenti, alla fine si rivelerà del tutto in linea con la realtà: ha proprio tutto per far battere il cuore di un corridore.

Il terreno cambia costantemente, su sentieri lungo un percorso facente parte del patrimonio mondiale dell’Unesco; tra tratti di bosco, rocce, il massiccio del ghiacciaio del Bernina con i detriti delle morene del ghiacciaio stesso ed ancora lunghi tratti ricoperti di neve.

E così, dopo circa 16 km e dopo avere attraversato i ghiacciai Morteratsch e Pers, arrivo al punto più alto del percorso, la stazione di montagna Diavolezza a 3.003 metri di quota, tra paesaggi splendidi e viste da togliere il fiato.

Le gambe non sono così “brillanti” come avrei desiderato e devo anche mettere in conto la stanchezza accumulata con la gara precedente.

Ma raccolgo comunque tante motivazioni per proseguire, appunto per lo scenario nel quale mi trovo ed ancor più perché questa volta ho persino la tifoseria al seguito: sì, perché lungo il percorso trovo in ben tre occasioni, in altrettanti punti ristoro, Filippo e Laura ad attendermi e ad incoraggiarmi (potenza dei mezzi svizzeri, che tra il famoso trenino del Bernina, seggiovie e cabinovie varie, hanno consentito loro di muoversi tempestivamente tra un punto e l’altro – sicuramente più tempestivamente di quanto non sia stato in grado di fare io sulle ripide salite che ho incontrato…).

La parte finale si avvicina e, ad eccezione degli ultimi chilometri, non spingo quanto vorrei neppure in discesa; anche perché i tratti innevati da attraversare sono numerosi, i sentieri stretti e penso che la priorità sia arrivare sulle mie gambe, per cui scelgo di tenere una andatura “controllata”.

Giunto oramai alle porte di Pontresina, sull’ultima discesa, uno scoiattolo temerario si lancia improvvisamente davanti ai miei piedi: per stavolta, salvi entrambi!

L’ultimo chilometro per le vie del centro, con tanti spettatori ad applaudire l’arrivo degli atleti, è pura soddisfazione. Ed anche questa è andata!

Sabato 20 luglio – FASSA TRAIL (facente parte della DOLOMYTHS RUN), distanza 42 km, dislivello positivo di 2.080 metri

Rappresenta la chiusura della mia piccola “follia sportiva”; dentro di me, condizioni permettendo, avevo deciso da mesi che avrei voluto disputarla quale completamento di questo trittico di gare, ma al Coach ho ufficializzato la mia partecipazione soltanto pochi giorni prima (ha fatto un po’ di resistenza quando glielo ho comunicato, ma nemmeno così tanta quanto me ne aspettavo, e spero continuerà a seguirmi con i programmi di allenamento…).

Nel 2021 avevo preso parte ad una versione differente di questa gara, che allora era più breve e “in linea”, da Colfosco a Canazei; e mi aveva lasciato talmente tanti bei ricordi, che ho scelto di partecipare una seconda volta, nonostante appunto una distanza più impegnativa ed un percorso nuovo almeno in parte, con partenza ed arrivo a Canazei.

Qua sono sulle Dolomiti, cosa potrei aggiungere sulla loro bellezza che non sia stato già narrato in tanti anni di storia?

Fedaia, Pordoi, Sella, Rodella: sedi di imprese epiche del ciclismo professionistico, soltanto per fare un esempio.

Mi ritengo un privilegiato per averli potuti attraversare ancora una volta durante il percorso.

La partenza alle 5 del mattino, con il buio, porta con sé un mix di curiosità, magia nell’aria e tensione; e quando dopo una ventina di minuti circa le prime luci dell’alba iniziano ad illuminare il contesto paesaggistico nel quale mi trovo, béh, l’adrenalina cresce ancora di più.

Come durante l’Alvi, anche oggi si rivela un grande piacere correre tratti del percorso in compagnia di altri atleti e chiacchierare con alcuni di loro tra una fatica e l’altra; come il parmigiano Patrich, intento ad allenarsi in previsione di una gara ben più lunga. O come Giacomo, proveniente dalla Sardegna, con il quale, durante l’ultima salita lunga verso il Rodella, condivido divertito il pensiero “ma non potevamo nascere anche noi in montagna?” (il chiaro riferimento è all’abituale difficoltà di entrambi, appena esternata, di trovare percorsi di allenamento con presenza di salite e quindi alla mancanza di un passo svelto sulle ascese che stiamo affrontando in gara)

Anche in questo caso l’ultimo chilometro, tra le vie del centro di Canazei, equivale soltanto a felicità, amplificata dagli applausi dei numerosi spettatori presenti.

E pochi metri dopo il traguardo, mentre il fotografo ufficiale chiede ad ognuno di fermarsi un istante per una foto di rito, penso “sì, ce l’ho fatta, il mio piccolo viaggio di un mese è giunto al termine, ora sì che posso davvero rientrare a casa!”

Se la pazienza di leggere vi avrà condotti fino qui, vorrei concludere condividendo quanto ho portato a casa, oltre che con alcuni doverosi e quanto mai sentiti ringraziamenti, perché questa rappresenta pur sempre un’occasione unica anche per quelli.

Ho portato a casa:

– tre medaglie che già contribuiscono a riempire ancor più la porzione di parete a loro dedicata;

– la conferma che gli ultimi chilometri di gara, quando normalmente appare guardando verso il basso il paese ove è situato l’arrivo, sono sempre i più piacevoli ed appaganti;

– la certezza che dopo l’arrivo troverò sempre un gelato gigante con il quale rifocillarmi senza pensare troppo alle calorie che contiene;

– la felicità di avere raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato.

Ma soprattutto ho portato a casa tanta emozione ed una ulteriore certezza: quella di avere scoperto nuovi luoghi magici e persone splendide, accomunate dalla grande passione per quello sport speciale che è il Trail Running.

I ringraziamenti:

– alla mia famiglia, che mi permette di trovare il tempo per tutto questo e che sento sempre particolarmente vicina;

– a Coach Luca, per il tempo che mi riservi e per la grande professionalità, unita a tanta pazienza, con le quali continui ad assecondare le mie proposte di gara (non sempre consigliabili…);

– a Alberto e Matteo, per i tanti chilometri percorsi insieme in allenamento, per la ineguagliabile compagnia, per gli incitamenti che non mi fate mai mancare neppure a distanza;

– a tutto il G.S. TOCCALMATTO, per la tua storia, i tuoi valori e per lo spirito di amicizia unici che ti caratterizzano.

GRAZIE!

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